Sale dell’Atlantico del Nord

TRAVERSATA ATLANTICA DALLA GIAMAICA IN MEDITERRANEO

Tutti abbiamo nelle nostre vene la stessa percentuale di sale che esiste nell’oceano.
Abbiamo il sale nel sangue, nel sudore, nelle lacrime.
Siamo legati all’oceano e quando torniamo al mare, per nuotare, per navigare, per osservarlo o semplicemente per respirare a pieni polmoni, torniamo al posto da cui veniamo.

In foto la sosta alle isole Azzorre dove e d’obbligo lasciare un segno del tuo passaggio!

Partendo dai Caraibi ci si arriva dopo 2500 miglia di bolina in mezzo all’oceano Atlantico, ed e’ la prima terra che si vede dopo almeno un paio di settimane passate con la barca sbandata, mangiando poco e soffrendo il freddo. Forse per questo qui si scatena la fantasia dei naviganti, che una volta toccata di nuovo terra hanno voglia, e bisogno, di lasciare un segno quanto piu’ possibile visibile dopo giorni in mezzo a un mare che ti fa sentire piccolissimo e insignificante. E credo proprio che siano nati per questo i meravigliosi murales della banchina di Horta, segno quasi indelebile di un passaggio che per molti naviganti resta il sogno di una vita.

La traversata di andata regala momenti magici ed è quella che sicuramente consiglio per chi ha meno esperienza di navigazione. Questo non vuol dire che sia una passeggiata, siamo pur sempre in Oceano, le onde non sono quelle del Mediterraneo e spesso si naviga la notte tra groppi di vento e acqua che superano i 30 kn. Il ritorno in Mediterraneo non è da considerare un attraversare come quello dell’andata pertanto e di buona norma affidarsi a dei professionisti come nel mio caso con altamarea.org. La mia esperienza personale dopo avere incontrato Ghego skipper di jep6 un bellissimo e potente first 51 e quella di aver conosciuto una persona preparata competente per questo genere di navigazioni tanto da riuscire a portare a casa un’esperienza unica nel suo genere. qui sotto e sulla pagina di altamarea.org potete trovare la sua visione e il racconto di questa avventura.

La traversata Atlantica di andata è un’esperienza unica che dà tanto dal punto di vista personale e umano.

Sarà molto probabile che ci si metta qualche giorno per prendere il ritmo con i turni, con lo Spinnaker e a timonare con onda formata ma poi ci sono le notti stellate o la luna che illumina la scia e ti sembra di volare che fanno passare la stanchezza e la voglia di arrivare.

Il resto lo faranno la compagnia, il mare, se siete fortunati la pesca, e i momenti di relax fuori dal proprio turno dove perdersi guardando l’Oceano.

Per quanto riguarda il ritorno invece dipende molto dal periodo in cui lo si affronta. Può essere una traversata molto calma nei periodi di maggio e giugno o se fatta a basse latitudini con tanto gasolio. 

Ben altra cosa è nel periodo invernale fino ad aprile, specialmente se per cercare i venti bisogna spingersi alle latitudini più a nord e si incorre in qualche perturbazione: almeno tutta la prima settimana si è di bolina e con mare formato.

Dopo i primi giorni ci si dimentica del caldo, e la cerata, gli stivali e i vestiti pesanti prenderanno il posto di pantaloncini corti e magliette. É una traversata più tosta dal punto di vista fisico, più tecnica e per questo più adatta a chi a più miglia alle spalle.

Ogni traversata Atlantica è diversa e dipende dalla propria esperienza ma anche dalla barca, dall’equipaggio, dalle condizioni meteorologiche e dalla dose di fortuna che ci accompagna.

All’ equipaggio si e solito solito dire che si attraversa tutti insieme, non si trasporta nessuno e ognuno deve dare il proprio contributo per la traversata con i propri limiti e le proprie caratteristiche. si partecipa a tutta la vita di bordo, dalla preparazione della barca prima della partenza ai turni di guardia durante la navigazione. Di solito i turni sono di quattro ore di giorno e tre di notte ma possono variare a seconda dell’equipaggio.

Generalmente non utilizzo il pilota automatico perché consuma energia, ma soprattutto perché Timonando si è più attenti a quello che succede, non ci si addormenta e si sfrutta il tempo per migliorarsi. L’upgrade é garantito. Anche se non siamo in regata il mezzo nodo che si guadagna con la concentrazione, le giuste regolazioni o i cambi di vela al momento giusto vuol dire 12 miglia  in più al giorno, che in diciotto giorni valgono un giorno e mezzo di navigazione…

Molti giorni in oceano su una barca possono sembrare difficili ma la magia di quest’esperienza è proprio la perdita del senso del tempo, dopo pochi giorni si prende il ritmo i turni scorrono veloci così come le emozioni, i giorni e le notti volano e non ci si capacita di quanto tempo è passato

Qui in allegato il racconto scritto dal Comandante di Marina in pensione Enzo Giummolè

Pdf. Traversata atlantica 2014 con altamarea.org

Buona Lettura!